Partito comunista italiano. Comitato regionale, Emilia-Romagna

1947 - 1991

L'istituzione di comitati regionali quali organi di collegamento intermedi tra la Direzione nazionale del Partito comunista italiano e le federazioni provinciali fu proposta per la prima volta nel corso della Conferenza nazionale di organizzazione svolta a Firenze tra il 6 e il 10 gennaio 1947. Sulla base delle indicazioni fornite dalla Conferenza di Firenze, cominciarono a costituirsi comitati direttivi regionali composti dai segretari delle federazioni provinciali, convocati e presieduti dai rappresentanti della Direzione nazionale del partito inviati sul posto. Le innovazioni proposte dalla Conferenza di Firenze furono tutte sostanzialmente recepite dallo statuto del partito approvato dal VI Congresso nazionale (Milano, 4-10 gennaio 1948); l'art. 22 regolò in particolare le attribuzioni dei comitati regionali: «Il Comitato regionale è composto dal segretario regionale nominato dalla Direzione del Partito, dai segretari delle federazioni della regione e da altri compagni scelti fra coloro che abbiano funzioni importanti nella regione. Il Comitato regionale nomina nel suo seno una segreteria composta di regola da tre compagni. Il Comitato regionale allo scopo di realizzare la linea del Partito, prende tutte le iniziative politiche ed organizzative che concernono la regione e a tal fine coordina e controlla l'attività delle federazioni». Il nuovo statuto approvato dall'VIII Congresso nazionale (Roma, 8-14 dicembre 1956) eliminò l'istanza regionale, pur continuando a contemplare all'art. 14 la possibilità per il Comitato federale del capoluogo di regione di indire riunioni dei segretari, delle segreterie, dei comitati direttivi o di rappresentanti delle singole federazioni provinciali, al fine di coordinare le iniziative delle organizzazioni del partito di una stessa regione.

A due anni e mezzo di distanza dalla eliminazione dei comitati regionali dallo statuto del partito, la Conferenza regionale emiliano-romagnola, a conclusione dei suoi lavori, decise di nominare un Comitato regionale di coordinamento con il compito di ordinare su scala regionale l'attività del partito secondo le linee tracciate dalle tesi della Conferenza. A far parte del Comitato furono chiamati tutti i segretari delle federazioni della regione, oltreché Donatella Turtura, responsabile femminile della Federazione di Bologna, Giuseppe Dozza, Guido Fanti e Celso Ghini.

Sulla spinta delle iniziative promosse dalle singole regioni, il IX Congresso nazionale (Roma, 30 gennaio - 4 febbraio 1960) introdusse, all'art. 14 dello statuto, la possibilità per tutte le regioni di costituire «comitati di coordinamento regionale col compito di elaborare una politica regionale del partito e di coordinare l'azione dei comunisti per l'Ente Regione e per una linea di sviluppo economico e politico democratico nelle varie regioni».

Tra il 1960 e il 1962, comitati regionali o comitati di coordinamento regionale furono costituiti in tutte le regioni. Il 3 giugno 1963 il Comitato regionale Emilia-Romagna dispose per la prima volta la costituzione al suo interno di sette "gruppi di lavoro" (problemi economici, pianificazione urbanistica, problemi della pace, politica agraria, scuola e cultura, assistenza sanitaria e sicurezza sociale, questioni femminili), nominandone contestualmente i responsabili e invitando le segreterie delle federazioni comuniste emiliano-romagnole a includere due o più compagni in ciascun gruppo. A partire dall'ottobre 1966, le "commissioni" (termine introdotto per designare i preesistenti gruppi di lavoro), pur se ridotte nel numero (da 7 a 6), furono rafforzate nella loro articolazione interna, con la creazione di nuovi "gruppi di lavoro": Commissione programmazione economica, Commissione culturale, Commissione agraria, Commissione femminile, Commissione amministrazione, Commissione organizzazione e propaganda.

Secondo le norme fissate dallo statuto approvato dall'XI Congresso nazionale (9-10 gennaio 1968), si tenne la 2ª Conferenza regionale emiliano-romagnola del Pci per l'elezione del Comitato regionale. Sotto la guida del segretario Sergio Cavina, il Comitato regionale conobbe un costante rafforzamento organizzativo. Nel febbraio 1968, a fronte di un numero invariato di commissioni (economica; culturale; problemi del partito; femminile; enti locali; agraria) i gruppi di lavoro salirono a 19. Tra il 9 e l'11 gennaio 1970 si tenne la 3ª Conferenza regionale del Pci per l'elezione del Comitato regionale. La commissione elettorale stabilì di elevare da 39 a 63 il numero dei componenti del Comitato regionale e propose la formazione di un Comitato direttivo regionale eletto dallo stesso Comitato regionale. Il Comitato direttivo regionale sarebbe stato composto dai 10 segretari delle federazioni emiliano-romagnole e da alcuni altri compagni, per un totale di 20 membri. Il Comitato regionale, riunitosi immediatamente dopo la chiusura dei lavori della Conferenza, riconfermò Sergio Cavina segretario regionale ed elesse il Comitato direttivo.

Per quanto concerne la struttura del Comitato regionale e la distribuzione delle responsabilità politiche, nel corso degli anni Settanta furono variamente attive le seguenti commissioni: problemi del partito, femminile, scuola e cultura, Stato e autonomie locali, politica internazionale, economia e lavoro, agraria. Il nuovo statuto del Pci, approvato dal XIV Congresso nazionale (Roma, 18-23 marzo 1975), introdusse con l'art. 28 una sostanziale innovazione organizzativa: il congresso regionale, costituito «dai delegati eletti dai congressi federali in misura proporzionale al numero degli iscritti». L'assise avrebbe in tal modo eletto, in una nuova prospettiva di democratizzazione dell'organizzazione regionale, sia il Comitato regionale sia la Commissione regionale di controllo, un organismo di garanzia già presente a livello centrale e federale. Comitato e Commissione, in seduta comune, avrebbero designato il Comitato direttivo, il segretario e la Segreteria del Comitato regionale. Durante la segreteria di Guerzoni (succeduto nel 1976 al dimissionario Cavina), il Comitato regionale assunse una sempre più stabile articolazione interna: tra il 1980 e il 1987 furono attivi sei "dipartimenti" (termine introdotto per la prima volta nell'ottobre del 1979 in alternativa a "commissioni": economia e lavoro, cultura, femminile, problemi del partito, Stato e autonomie locali, informazione e propaganda.

Il 3 febbraio 1991, a conclusione del XX Congresso nazionale inaugurato a Rimini il precedente 31 gennaio, il Pci deliberò il proprio scioglimento, promuovendo contestualmente la costituzione del Partito democratico della sinistra.