Partito comunista italiano. Comitato regionale dell'Emilia-Romagna

1947 - 1991

Descrizione del contenuto

Nel fondo è conservata la documentazione prodotta dal Comitato regionale dell'Emilia-Romagna del Pci tra il 1947 e il 1991. Le carte riguardano, in particolare, la celebrazione dei congressi nazionali compresi tra l'XI e il XVII, delle tre conferenze regionali e dei tre congressi regionali, dei congressi delle federazioni e delle zone emiliano-romagnole; le riunioni del Comitato centrale, delle sue commissioni permanenti, della Commissione centrale di controllo, della Direzione nazionale, del Comitato regionale e dell'organismo di coordinamento dei segretari delle federazioni emiliano-romagnole durante il periodo di soppressione dell'istanza regionale, dell'Ufficio di segreteria, del Comitato direttivo regionale e della Commissione regionale di controllo; l'attività dei segretari regionali e dei dirigenti responsabili delle commissioni, sezioni e gruppi di lavoro del Comitato regionale, nonché l'operato delle stesse commissioni; l'attività delle federazioni emiliano-romagnole, della Federazione giovanile comunisti italiani (Fgci), degli altri comitati regionali, dei sindacati, delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli) e degli altri partiti; l'organizzazione delle feste dell'Unità, di convegni, assemblee, seminari, corsi e conferenze; le elezioni politiche e amministrative e i referendum popolari.

Storia archivistica

1. Formazione e organizzazione dell'archivio

La storia del trattamento del complesso documentario prodotto dal Comitato regionale Emilia-Romagna del Pci può essere articolata in due distinte fasi, il cui passaggio, collocabile nel biennio 1978-1979, è segnato da due fondamentali innovazioni organizzative: l'istituzione di un vero e proprio archivio generale e l'introduzione di un piano di classificazione per l'organizzazione dell'archivio corrente.

Nel trentennio compreso tra la nascita dell'ente nel 1947 e l'elezione di Luciano Guerzoni alla Segreteria regionale nel 1976, l'organizzazione della documentazione prodotta dal Comitato è lasciata sostanzialmente alla libera e singola iniziativa dei dirigenti e dei funzionari incaricati di guidare l'apparato del partito, e dunque ai segretari regionali Guido Fanti e Sergio Cavina, ai responsabili dell'Ufficio di segreteria, organismo formalizzato solamente a partire dal 1961, e ai coordinatori dei gruppi di lavoro, introdotti nel 1963.

La modesta entità della documentazione prodotta, dovuta anche alla precarietà e alla marginalità nella quale visse e operò l'istanza regionale fino alla metà degli anni Settanta e all'introduzione del congresso nello statuto, spinse segretari e dirigenti a optare normalmente per il più semplice degli ordinamenti, e ad aggregare dunque il materiale prodotto in fascicoli annuali che venivano conservati presso gli stessi uffici.

La riforma statutaria del 1975 e l'emanazione nello stesso anno della legge sull'ordinamento regionale determinarono un sensibile rafforzamento e ampliamento del ruolo dei comitati regionali, e un conseguente considerevole aumento della produzione documentaria. Il nuovo segretario Luciano Guerzoni dispose dunque che il materiale prodotto fino ad allora dal Comitato, nonchè gli archivi delle singole federazioni, venissero collocati nel nuovo archivio generale del Comitato regionale. Se il trasferimento della documentazione storica del Comitato dagli uffici all'archivio fu prontamente eseguito, meno successo ebbe il disegno di fare dell'organismo regionale un luogo di concentrazione e conservazione della memoria del partito in Emilia-Romagna, e, fatta eccezione per il fondo della Federazione bolognese (che per ragioni logistiche era conservato negli stessi ambienti di via Barberia n. 4, sede condivisa dai due soggetti), dalle province non pervenne alcuna documentazione. Come sopra accennato, all'istituzione dell'archivio generale seguì una seconda decisiva innovazione: l'introduzione di un titolario per la documentazione corrente.

In realtà, l'applicazione del titolario non fu affidata all'Ufficio di segreteria o alle commissioni del Comitato, e dunque agli organismi direttamente responsabili della produzione della documentazione, ma demandata allo stesso archivio generale. Il segretario regionale dispose difatti che il materiale, anche di data recente, se non addirittura corrente, venisse subito trasferito dalla segreteria all'archivio generale, dove sarebbe stato riordinato sulla base del piano di classificazione.

La scelta del Comitato regionale non costituì un'esperienza isolata. Essa nacque e si sviluppò sull'esempio di quanto era già stato condotto alcuni anni prima a livello nazionale, quando anche a Roma era stato costituito un archivio storico del partito ed elaborato un titolario, uno strumento che l'esperienza maturata in modo particolare da Ivano Sabadini consentì di estendere anche al Comitato emiliano-romagnolo. Insieme al segretario Guerzoni, l'archivista Sabadini rivestì difatti un ruolo chiave nella storia del trattamento dell'archivio del Comitato regionale. Egli, oltre ad aver lavorato all'ordinamento dell'archivio nazionale del Pci e aver prestato servizio nell'Ufficio postale della sede di via delle Botteghe oscure.

Il trasferimento all'archivio e il riordinamento sulla base del titolario della documentazione prodotta dal Comitato regionale e dalle sue articolazioni interne non costituirono tuttavia un passaggio di immediata e generale applicazione. Nel decennio compreso all'incirca tra il 1977 e il 1986 convissero difatti due distinte prassi, che determinarono la sedimentazione delle carte secondo due diverse modalità: l'una, mantenuta in uso presso gli uffici, caratterizzata da criteri tradizionali di accumulazione (in serie di fascicoli tematici o annuali), l'altra, sistematicamente applicata in archivio, basata su un quadro predeterminato di categorie. L'opera di Sabadini assicurò sostanziale continuità alla prassi introdotta da Guerzoni, fino a determinare, intorno alla metà degli anni Ottanta, l'applicazione del piano di classificazione alla totalità dell'archivio regionale.

 

2. Passaggi e trasferimenti dell'archivio

Nel 1995 l'Unione regionale dell'Emilia-Romagna del Partito democratico della sinistra (Pds) ha ceduto la proprietà di palazzo Marescotti di via Barberia n. 4 all'Università degli studi di Bologna, e ha affidato la documentazione compresa tra il 1947 e il 1988 all'Istituto Gramsci Emilia-Romagna, che ha continuato a mantenere la propria sede nei locali della storica residenza.

Nel 2002 la documentazione è stata sottoposta ad un primo intervento di ricognizione, riordinamento e schedatura condotto da Sara Fava, che si è servita del software di descrizione Gea in uso al progetto "Archivi del Novecento". Nel 2003 il complesso documentario è stato trasferito nella nuova sede dell'Istituto Gramsci di via Galliera 26.

Con provvedimento n. 6 dell'8 luglio 2008 la Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna ha dichiarato l'archivio di interesse storico particolarmente importante. Tra gennaio e maggio 2010 la documentazione è stata sottoposta ad un secondo intervento di ricognizione e schedatura condotto per la Cooperativa Manifesta da Sara Verrini. Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, dopo l'acquisizione da parte della Fondazione Gramsci degli spazi dell'ex teatro Contavalli di via Mentana n. 2, l'archivio è stato più convenientemente collocato nei depositi di via Cervellati n. 2. Nel 2012 il complesso già in possesso della Fondazione Gramsci è stato integrato con la documentazione di data più recente, compresa tra il 1989 e il 1991, che il Pds aveva recato con sé dopo il trasferimento da Palazzo Marescotti e conservato in un deposito di San Lazzaro di Savena (Bo).

Nel 1995 l'Unione regionale dell'Emilia-Romagna del Partito democratico della sinistra (Pds) ha affidato l'archivio all'Istituto Gramsci Emilia-Romagna.

Criteri di ordinamento

Nella sequenza delle serie che costituiscono la struttura del complesso archivistico è stata collocata all'inizio la documentazione relativa alla celebrazione delle massime assise del partito (Congressi nazionali, Conferenze e congressi regionali, Congressi federali e zonali). Fanno seguito le serie relative agli organismi il cui funzionamento era regolato dallo statuto e che garantivano il governo del partito nel periodo compreso tra la celebrazione dei congressi, sia a livello nazionale (Comitato centrale e Direzione nazionale) che regionale (Comitato regionale, Ufficio di segreteria, Comitato direttivo regionale, Commissione regionale di controllo).

Alla documentazione degli organismi dirigenti statutari, si affiancano le carte di lavoro dei soggetti investiti della responsabilità di guidare e di coordinare il Comitato regionale e le sue articolazioni (Segretari e dirigenti), nonché il materiale prodotto dallo stesso apparato organizzativo interno (Commissioni, sezioni e gruppi di lavoro). Seguono le serie relative all'attività formativa e politico-propagandistica direttamente condotta dal Comitato regionale (Convegni, assemblee, seminari, corsi e conferenze, Elezioni e referendum) e le serie riguardanti l'attività svolta da soggetti esterni che il comitato aveva interesse a controllare (Federazioni, Federazione giovanile comunisti italiani, Feste dell'Unità) o più semplicemente monitorare (Altri comitati regionali, Sindacati, Associazioni cristiane lavoratori italiani, Altri partiti, Rassegna stampa, Fotografie).

Chiude la sequenza la serie Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, che si distingue nettamente dalla rimanente parte del fondo per la peculiarità del trattamento cui è stata sottoposta e per la sua specifica organizzazione interna.

Per la descrizione e il recupero della documentazione afferente alle singole serie e sottoserie sono stati predisposti elenchi di consistenza disponibili presso il soggetto conservatore. Negli elenchi l'unità minima di descrizione è stata fissata nella busta. Poiché ordinariamente le buste conservano documentazione sciolta o aggregata in fascicoli annuali sprovvisti di titolo, nella descrizione della busta sono stati recuperati i soli estremi cronologici. In presenza di fascicoli e di registri con denominazione originale, o chiaramente riconducibili a un oggetto o affare specifico, sono stati invece recuperati anche i titoli delle unità archivistiche conservate all'interno delle buste. Nella descrizione delle buste della serie Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, dopo gli estremi cronologici, sono state riportate le categorie del titolario presenti all'interno. Tutte le buste sono state numerate progressivamente da 1 a 934.

Condizioni di accesso

Si ritiene che la documentazione sia soggetta ai limiti di consultabilità previsti dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali).

metri lineari: 140

buste: 947

Soggetto conservatore