Partito comunista italiano. Federazione provinciale, Reggio Emilia

1943 - 1991

Le premesse per la nascita della Federazione del Partito comunista nella provincia di Reggio Emilia si devono ricercare in seno al Partito socialista, dove si erano formate tre correnti: unitaria, massimalista, comunista. Va inoltre ricordato che esisteva già a Reggio, alla fine del 1920, una frazione comunista articolata in frazione comunista provinciale e frazione giovanile comunista. Dopo la scissione del Partito socialista a Livorno, avvenuta il 21 gennaio 1921 e che segnò la fondazione del Partito comunista italiano, anche a Reggio si staccarono dal Partito socialista circa 2000 iscritti e 4000 dalla Federazione giovanile.

La Federazione comunista di Reggio ebbe la sua prima sede provvisoria in via Caggiati, presso Ulisse Piccinini, mentre dai giorni della Liberazione ebbe sede in corso Cairoli, già sede dei fasci reggiani, da cui nel 1954 ebbe lo sfratto dal governo Scelba. Il 13 ottobre 1954 le forze di polizia iniziarono l'occupazione della sede del Pci, ma i comunisti reggiani avevano nel frattempo acquistato nuovi locali presso palazzo Masdoni-Rocca-Saporiti, in cui entrarono nello stesso giorno.

La prima segreteria era così costituita: segretario politico, Camillo Montanari; vicesegretario politico, Lodovico Petit-Bon; segretario amministrativo, Arturo Belloni; cassiere, Settimio Iotti; incaricato alla propaganda, Bruno Rondini. Il lavoro di organizzazione e di reclutamento si svolse sia nei confronti delle masse sia nei confronti del Partito socialista. Il Comitato provvisorio organizzò per il 17 aprile 1921, nella sede della Cooperativa metallurgici di Villa Mancasale, il primo congresso provinciale del Partito, sezione della Terza Internazionale, per la discussione del seguente ordine del giorno: 1) comunicazione del Comitato provvisorio; 2) organizzazione e propaganda comunista; 3) rapporto con le leghe di mestiere; creazione dei gruppi comunisti nei sindacati; amministrazioni comunali; 4) elezione e stampa; 5) rapporti col Movimento giovanile; 6) nomina del Comitato provinciale; 7) minori e varie. Dopo il periodo dell'esilio dei suoi esponenti di spicco, della clandestinità e della lotta armata, all'indomani del 25 aprile, anche in Emilia-Romagna "le eredità del periodo clandestino incideranno notevolmente nell'alimentare una vocazione antistatale e una rivendicazione di estraneità al terreno democratico in nome di un imminente rivolgimento sociale".

A partire dal 1945 e costantemente la Federazione comunista reggiana fu l'organizzazione provinciale italiana con il più alto numero di iscritti in rapporto alla popolazione residente, ma il partito faticava a caratterizzare il proprio operato in senso innovatore e solo a partire dagli anni sessanta intervenne una svolta, anche attraverso la gestione amministrativa degli enti locali.