Partito comunista italiano. Federazione provinciale, Roma. Commissione federale di controllo

[1956 - 1989]

Le commissioni federali di controllo, intese come organi di controllo "democratico" di livello periferico, furono create solo nel 1956, dopo l'VIII Congresso nazionale. Le numerose critiche, accompagnate spesso da defezioni, portarono ad una rivisitazione della struttura burocratica del partito che, senza voler intaccare il principio regolatore del "centralismo democratico", mirava però ad una maggiore libertà decisionale dei suoi organi periferici. A tal fine fu, per la prima volta dal 1946, modificato lo Statuto, all'interno del quale furono previsti, accanto alla già esistente Commissione superiore di controllo, una serie di organi di controllo intermedi con compiti più o meno simili: la Commissione federale di controllo (per le federazioni) e il Collegio dei probiviri (per le sezioni). Inoltre, fu creato a tutti i livelli un ulteriore organo, il Collegio dei sindaci, con competenza sui bilanci dell'istanza di riferimento, precedentemente di competenza della Commissione superiore di controllo. Questi organismi furono pensati come autonomi rispetto ai rispettivi organi superiori, secondo un'impostazione paritaria e non gerarchica. L'autonomia rispetto alle istanze superiori avrebbe dovuto garantire l'indipendenza decisionale e quindi agilità burocratica ma, soprattutto, avrebbe dovuto rispecchiare un nuovo modo di fare politica (Relazione di Luigi Longo all'VIII Congresso del Pci, gen. 1957, Roma, Editori riuniti). A tal fine, ognuno di questi organi era disciplinato puntualmente dallo Statuto e, internamente, da un proprio regolamento.

Le commissioni federali di controllo, nello specifico, ereditarono in parte compiti precedentemente affidati, in sede periferica, agli Uffici quadri del partito, ossia il controllo della disciplina. Lo Statuto che le istituiva (1956) articolava tale compito e prevedeva che esse controllassero l'applicazione dello Statuto, il rispetto della democrazia interna e della disciplina di partito da parte di tutte le istanze e dei singoli compagni; attendessero all'esame e alla risoluzione delle questioni disciplinari che le venivano sottoposte dal Comitato federale, dai comitati direttivi di sezione e dai singoli compagni; collaborasse con il Comitato federale alla direzione del lavoro dei quadri. Con il tempo esse subirono delle modifiche.

Si possono individuare due grandi fasi: dal 1956, data della loro istituzione, al X Congresso del Pci (2-8 dicembre 1962); dal 1963 all'XI Congresso (25-31 gennaio 1966). Il primo periodo fu "di assestamento". Sostanzialmente, sebbene fossero costituite commissioni di controllo in tutte le federazioni subito dopo o anche subito prima dell'VIII Congresso, il loro funzionamento e il loro peso fu decisamente diseguale da federazione a federazione. La mancata specificazione, nello Statuto del 1956, dei compiti loro attribuiti, infatti, aveva portato a due conseguenze estreme e opposte: in alcuni casi avevano continuato a funzionare come i vecchi Uffici quadri, limitando, quindi, il loro compito alla risoluzione dei casi di indisciplina; in altri, invece, avevano interpretato in modo troppo vasto le loro funzioni, finendo per sostituire di fatto i Comitati federali nei compiti di direzione politica. Al problema delle commissioni federali si sommava quello della mancata nomina, in gran parte delle sezioni, dei relativi collegi dei probiviri, i cui compiti erano risultati ancora più sfumati rispetto a quelli delle sorelle maggiori.

Le incomprensioni sfociarono in critiche soprattutto verso le scelte organizzative del centro del partito, il quale aveva regolamentato in modo puntuale i compiti della sua Commissione centrale di controllo, lasciando invece nella genericità quelli delle commissioni inferiori. Già tra il 1956 e il 1957, quindi, proprio dal centro iniziarono a giungere le prime linee guida relative alla loro organizzazione, a cui sostanzialmente si adeguarono in modo omogeneo tutte le commissioni federali. Si delimitarono chiaramente, in tal modo, i primi campi di intervento: disciplina e applicazione dello Statuto; formazione dei quadri e scuole di partito; assistenza ai probiviri, che resteranno sostanzialmente invariati nel tempo. Tra il 1957 e il IX Congresso si decise, tuttavia, il cambiamento più importante, che portò ad un'ulteriore modifica dello Statuto: l'abolizione dei collegi dei sindaci, a livello di sezione e di federazione (resterà il Collegio centrale dei sindaci) e l'assegnazione alle commissioni federali di controllo e ai collegi dei probiviri anche la competenza sui bilanci. Tra il 1963 e il 1966 si formalizzò e regolamentò anche la funzione di educazione ideologica, che fu infatti inserita nel nuovo Statuto e confermata in quelli successivi.

Un'ulteriore funzione che fu loro affidata, che non emerge dallo Statuto ma che è strettamente collegata al loro ruolo di guida, fu la gestione del tesseramento e del proselitismo, come ben si evince dalla documentazione della Commissione federale di controllo della Federazione romana (cfr. FG, Federazione di Roma. Commissione federale di controllo, fasc. 20). Tra il febbraio e il marzo 1989 le commissioni di controllo subirono un cambio di denominazione, ma mantennero sostanzialmente i compiti precedenti, non provocando quindi una rottura, com'era accaduto nel 1956: furono denominate commissioni di garanzia, per sottolineare la loro funzione di garanti della vita democratica interna del partito.

La storia della Commissione federale di controllo romana non sembra differenziarsi dalle vicende delle altre commissioni.