Federazione giovanile comunista italiana. Federazione provinciale, Modena

1921 - 1991

Pochi giorni dopo il Congresso di Livorno e la nascita del Partito comunista d'Italia (Pcd'I), durante il suo VIII Congresso del 27 gennaio 1921 a Firenze, la Federazione Giovanile Socialista Italiana decise a maggioranza del 90% dei suoi 55.000 iscritti di mutare il nome della propria organizzazione in quello di Federazione giovanile comunista italiana (Fgci). Il IX Congresso della Fgci si svolse a Roma dal 27 al 28 marzo 1922. L'ultimo congresso prima della clandestinità, il X, si svolse a Biella nel febbraio 1926. In conseguenza del Regio decreto n. 1848 del 6 novembre 1926 che sciolse tutti i partiti, associazioni e organizzazioni che esplicavano azione contraria al regime fascista, la Fgci entrò in clandestinità mantenendo una certa organizzazione fino almeno al suo XI congresso di Zurigo il 10 aprile 1931.

Dopo l'8 settembre 1943 i giovani comunisti parteciparono alla resistenza attraverso la loro adesione al Fronte della Gioventù, la più nota ed estesa organizzazione dei giovani impegnati nella lotta di liberazione in Italia. Il Fronte della gioventù era stato costituito a Milano nel gennaio 1944, in forma unitaria, dai rappresentanti dei giovani comunisti socialisti, democratici cristiani, ai quali si unirono anche i giovani liberali, azionisti, repubblicani, cattolici comunisti, le ragazze dei Gruppi di difesa della donna (dai quali in seguito sorgerà l'Udi) e dei giovani del Comitato contadini. Il Fronte non resse alle divisioni del dopoguerra, così come la grande Cgil, l'associazione delle cooperative ed altre esperienze unitarie sorte nel clima della Resistenza e della Liberazione.

Dal 29 marzo al 2 aprile 1950 si svolse a Livorno il XII Congresso della Fgci, quello che sarà definito della ricostituzione dell'organizzazione. Il primo segretario generale fino al 1956 della "risorta" Fgci fu Enrico Berlinguer, che aveva allora 28 anni. Dotata di propri organismi di direzione e di controllo eletti in occasione dei congressi, coordinava la propria attività con quella del Pci; rappresentanti delle strutture del Pci erano, infatti, nominati negli organismi dirigenti della Fgci, mentre rappresentanti della Fgci erano accolti in quelli del partito: il segretario provinciale della Fgci, ad esempio, faceva parte di diritto del comitato federale del partito.

A partire dallo statuto del Pci del 1979, nell'art. 5, venne precisato che i giovani iscritti alla Fgci che erano anche membri del partito partecipavano alle attività di entrambe le organizzazioni con pieno diritto, secondo le disposizioni dei relativi statuti. Fino al ventunesimo anno di età, in genere, il compagno iscritto alle due organizzazioni prendeva parte alla vita politica della federazione giovanile. L'attività delle due organizzazioni era, quindi, basata sul principio del rispetto della reciproca autonomia pur nella condivisione di scopi ed obiettivi. Fra gli scopi principali della Fgci vi era l'impegno per la difesa e il miglioramento delle condizioni di vita, di studio e di lavoro delle nuove generazioni; per la tutela e la valorizzazione della natura e dell'ambiente; per il pieno sviluppo delle attività umane, sociali, culturali; per il diritto del lavoro; per l'estensione della partecipazione e del protagonismo dei giovani e delle ragazze; per l'espressione libera e consapevole della sessualità. A questi si affiancava la lotta contro ogni forma di emarginazione e discriminazione sociale, culturale e politica; contro ogni forma di autoritarismo e per la piena tutela dei diritti delle minoranze nazionali presenti nel nostro paese; per affermare nuovi e più compiuti principi di eguaglianza, solidarietà e giustizia. Gli iscritti alla Fgci si riconoscevano nella grande esperienza della lotta antifascista e della Resistenza quali esperienze fondanti della Costituzione repubblicana; riconoscevano come propri gli ideali e i valori dell'antifascismo; si proponevano di combattere contro le organizzazioni mafiose e contro tutte le forme di violenza, impegnandosi ad isolare, nella coscienza dei giovani, ogni forma di terrorismo.

Lo statuto del 1985, presentato in occasione del XXIII Congresso nazionale, descrive un'organizzazione federativa, a cui potevano aderire giovani e ragazze dai 14 ai 29 anni, e costituita da «la Lega degli studenti medi; la Lega studenti universitari; la Lega dei giovani per il lavoro; l'Unione dei circoli territoriali; i centri di iniziativa tematica sulla pace, sull'ambiente, sulla droga, sui diritti civili e su altri temi; i centri di liberazione della donna». Le singole organizzazioni federate, nel rispetto dei principi e delle norme statutarie della Fgci, potevano assumere decisioni in piena autonomia, definire i propri programmi e campagne di lotta e di iniziativa, dotarsi di uno statuto e di organi dirigenti, nonché organizzare il tesseramento. L'attività della Fgci era articolata in due livelli (1985), Comitato territoriale e Comitato nazionale, poi divenuti tre nel 1988 (comitati di base, territoriale e nazionale). Le strutture di base erano rappresentate dai circoli, le leghe e i centri di iniziativa, mentre il comitato territoriale era l'organismo, con delimitazione geografica spesso corrispondente alla provincia, espressione del loro insieme. Al suo interno si costituiva un consiglio territoriale, quale «momento unitario di direzione politica della Fgci sul territorio di sua competenza» e «massimo organismo di direzione politica»: era un organismo federativo eletto al 50% dal congresso e al 50% dalle strutture di base avente il compito di promuovere lo sviluppo dell'attività in tutti i campi d'intervento della Federazione, favorire lo scambio di conoscenze fra le varie organizzazioni federate, collaborare attivamente alla definizione della linea politica nazionale, sollecitare e sostenere collettivi e gruppi di lavoro su campagne di iniziative specifiche. Da esso scaturivano il segretario territoriale della Fgci e gli organismi esecutivi dell'associazione. A livello nazionale erano, infine, presenti il consiglio federativo nazionale, il comitato direttivo nazionale e l'assemblea dei segretari dei comitati territoriali. Massimo organo deliberativo della Fgci restava, comunque, il congresso, nella sua articolazione nazionale e territoriale.

La Fgci si è sciolta nel 1991, congiuntamente al Pci, ricostituendosi immediatamente dopo come Sinistra giovanile nel Partito democratico della sinistra.

Fin dalla nascita, la Fgci ha ricoperto nel territorio emiliano-romagnolo un ruolo fondamentale di inclusione delle fasce giovanili nel "modello emiliano", politico e sociale, che poi si affermò con successo a partire dagli anni Sessanta. In questo contesto, esercitando la funzione di cerniera tra il Partito comunista e i giovani, la Fgci di Modena costituì una delle organizzazioni più estese a livello nazionale. Tuttavia anche l'organizzazione modenese non fu esente dalla crisi che colpì la Fgci dopo il biennio 1968-1969 della contestazione giovanile, superata da nuove forme di partecipazione politica giovanile. La necessità di riorganizzarsi fu sancita dal Congresso di Firenze del 1971. Proprio in quell'anno la Federazione giovanile di Modena contava un numero di iscritti pari alla metà di quelli del 1968, numero che tornò lentamente a salire. Con l'avvento del 1977 tornò ad ampliarsi il solco che divideva il Pci da ampie fasce di giovani politicizzati e la Fgci ne pagò fortemente il prezzo anche, e particolarmente, a Modena che era una delle federazioni più grandi d'Italia.

Il processo di emancipazione della Fgci dal modello organizzativo del Partito comunista, culminato con il Congresso di Napoli del 1985 e la decisione di proclamarne l'autonomia formale dal Pci, ebbe un interessante risvolto nelle attività della Fgci modenese con la sperimentazione di nuove forme di comunicazione politica fondata sulla collaborazione tra i giovani comunisti e un gruppo di creativi modenesi appartenenti allo studio di progettazione "Kennedy's Studios".