Partito comunista italiano. Federazione provinciale, Rimini

1949 - 1991

Il Partito comunista di Rimini, già federazione autonoma dall'agosto 1943 all'inizio del 1945, si separò definitivamente dalla federazione di Forlì, dalla quale dipendeva, con il congresso costitutivo che si svolse dal 29 al 30 aprile 1949.

La convivenza dentro l'organizzazione forlivese tra il 1945 e il 1949 non era stata affatto tranquilla; erano tante, infatti, le diversità politiche che avevano caratterizzato la rinascita del partito nelle due realtà di Rimini e Forlì. Innanzitutto a Forlì fu il gruppo dirigente partigiano ad assumere la direzione del partito, mentre a Rimini il gruppo proveniente dalla resistenza armata non riuscì a diventare la nuova classe dirigente del dopoguerra e la direzione del partito riminese venne assunta da una leva di giovani quadri tecnici ed intellettuali, arrivati al partito comunista nelle ultime fasi del regime fascista.

Il gruppo dirigente comunista del circondario riminese arrivò al congresso costitutivo con quattro priorità: ripresa dell'attività politica dopo le elezioni del 1948 e i fatti susseguenti all'attentato a Togliatti; intervento sulla gestione dell'economia attraverso il sindacato; direzione e governo delle amministrazioni locali; costituzione e crescita di un gruppo dirigente comunista che fosse all'altezza dei problemi che la società manifestava.

Il secondo congresso venne fissato per il 5-7 gennaio 1951: a Rimini il partito, nonostante la particolare composizione sociale del circondario, era ancora un partito con forte prevalenza agricola ai cui temi, inevitabilmente, si diede molto spazio in fase congressuale. Contestualmente il congresso chiamò alla mobilitazione i comunisti riminesi per affrontare la imminente campagna elettorale per il rinnovo dei consigli comunali nelle elezioni amministrative previste per il 27 maggio dello stesso anno. L'obbiettivo era, nonostante il calo dei voti ai partiti della sinistra, formare nuovamente a Rimini una giunta di sinistra.

Le successive elezioni politiche del 7 giugno 1953 videro il Pci riminese perdere il primato elettorale in città pur riuscendo ad eleggere parlamentare Giuliano Pajetta. A livello locale il partito preparò un "piano di emergenza" cioè un progetto di lavori pubblici concentrati su viabilità, fognature, acquedotti ed edilizia scolastica. Contemporaneamente lavorò per presentare in Parlamento una proposta di legge speciale per la Riviera romagnola affinché il problema della Riviera fosse considerato un problema nazionale. Il terzo congresso circondariale del 1954 divenne una grande tribuna per il lancio del piano di emergenza e della legge speciale per la Riviera. Il 29 settembre 1954, nel corso della presentazione del progetto speciale per la Riviera, il Prefetto sospese il sindaco Walter Ceccaroni sciogliendo il consiglio comunale di Rimini, a cui seguiranno duri scontri con il commissario prefettizio, che proseguiranno sino alle elezioni amministrative del 1956, che si conclusero con un risultato di parità tra i candidati.

Per sbloccare la situazione furono necessarie delle elezioni suppletive nelle quali la coalizione Pci-Psi ottenne la maggioranza dei seggi. In quegli anni il partito riminese attraversava una fase delicata anche internamente: si discuteva sulla repressione in Ungheria, che creava nei gruppi dirigenti locali e negli iscritti interrogativi e dubbi tra coloro che difendevano strenuamente le posizioni sovietiche e quanti cercavano nuove soluzioni. Intanto le trasformazioni socioeconomiche modificavano anche l'organizzazione del partito: la tradizionale forza dei comunisti nelle campagne era sottoposta a profondi sconvolgimenti dovuti alla migrazione delle persone verso la costa e verso le attività turistiche. Il quinto congresso circondariale sviluppò pertanto il proprio dibattito quasi esclusivamente su temi economici: in primo luogo il turismo e l'agricoltura.

Al centro del sesto congresso che si tenne, invece, nel 1962 ci furono i temi internazionali ed il rapporto con i socialisti nella prospettiva della nascita di un governo di centrosinistra. Il turismo tornò protagonista nel 1968 quando a Rimini fu ospitato il primo convegno nazionale sul turismo promosso dal Pci. Il 1968 vide il partito riminese impegnato anche nella discussione sulla crisi cecoslovacca, attestandosi su una posizione di netto rifiuto dell'invasione sovietica giudicandola inconciliabile con i principi dell'autonomia e dell'indipendenza di ogni stato socialista. Sono gli anni anche della rivolta studentesca, discussa nel corso dell'ottavo congresso circondariale tenutosi dal 3 al 5 gennaio 1969, e delle lotte operaie che videro il Pci riminese accanto al sindacato a sostegno dei lavoratori.

Le elezioni comunali del 1970 chiusero un'epoca: a Rimini lasciò la responsabilità di sindaco Walter Ceccaroni, si ricompose la collaborazione tra Pci-Psiup con il Psi, venne definitivamente sconfitta l'ipotesi democristiana di imporre un governo di centrosinistra alla città di Rimini.

Gli anni settanta per la Federazione furono intensi sia sul piano politico che sul piano amministrativo: la Federazione riminese si trovava di fronte ad una società in rapida trasformazione e caratterizzata da un forte dinamismo; sono molti i documenti prodotti inerenti le prospettive dell'economia circondariale e al centro di tutti i documenti c'è il turismo, il suo rapporto con i restanti settori economici e l'avvio di una riflessione sui processi di qualificazione. Gli anni ottanta furono anni di scontri con gli alleati del Psi e la rottura arrivò il 10 Aprile 1989 quando in consiglio comunale comunisti e socialisti votarono in maniera diversa su quattro progetti presentati per accedere ai finanziamenti del Ministero del turismo. Il problema reale era rappresentato dalla leadership della direzione politica in città: il partito comunista non era disponibile a cederla senza alcuna reazione e soprattutto non era disponibile a cedere al Psi il ruolo di portabandiera della modernità e dell'innovazione. Il quindicesimo congresso della Federazione si svolse dal 2 al 5 marzo 1989, vi partecipò quale rappresentante del comitato centrale Alberto Asor Rosa il quale tentò un'ultima apertura al partito socialista che, però, il mese successivo aprì la crisi di Giunta.

Il 1989 rappresentò un momento di grande cambiamento per il partito. Achille Occhetto il 12 novembre, nel corso di un incontro con degli ex partigiani, annunciò il proposito di cambiare nome e simbolo al Pci ed il giorno dopo presentò questa proposta in direzione nazionale. Da questo annuncio prese avvio la storia dell'ultimo anno e mezzo del partito comunista che portò al congresso della Bolognina, allo scioglimento del Pci e alla nascita del Partito democratico della sinistra.

Dal 17 al 19 gennaio 1991 si tenne il diciassettesimo ed ultimo congresso della Federazione riminese del Pci: il 6 marzo dello stesso anno si tenne il primo congresso del Partito democratico della sinistra (Pds) di Rimini.