Partito comunista italiano. Federazione provinciale, Napoli

[1944] - 1991

Al congresso di Livorno del 1921, la Federazione socialista di Napoli fu rappresentata da 1.031 voti. Poco meno della metà (497) andarono alla frazione comunista, che aveva nel napoletano Amadeo Bordiga il suo esponente più importante. Dalla fine del 1921, quando fu costituito con 396 iscritti il Comitato provinciale del Pcd'I, l'azione del partito si rivolse con successo agli operai e ai giovani, organizzati nella Fgci, che presto assorbì molti dei militanti di provenienza socialista. Le posizioni bordighiane rimasero maggioritarie nella federazione almeno fino al congresso di Lione del 1926, quando i suoi rappresentanti votarono ancora per la frazione di sinistra. Le leggi del 1926 accelerarono la formazione di nuovi quadri che, nonostante i molti arresti, garantirono l'attività clandestina del partito fino al 1943.

I consensi elettorali del partito nel dopoguerra furono inizialmente modesti, soprattutto negli anni del cosiddetto "laurismo". A partire dal 1958, il Pci napoletano crebbe costantemente, fino allo straordinario successo alle elezioni politiche del 1976, quando il partito superò il 40 per cento delle preferenze nel solo capoluogo. I primi segretari della Federazione napoletana dopo la ricostruzione furono Salvatore Cacciapuoti (1945-1955) e Abdon Alinovi (1955-1963). Il primo - alla stregua di molti altri dirigenti partenopei, tra i quali si ricordano Gennaro Rippa e Salvatore Castaldi - proveniva dal mondo delle fabbriche, dai quadri operai. Altri dirigenti federali di rilievo a Napoli furono Giorgio Amendola, Emilio Sereni, Eugenio Reale e Giorgio Napolitano.