Triumvirato insurrezionale, Emilia-Romagna

1944 - 1945

Il Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna fu istituito a Bologna intorno alla metà del mese di giugno 1944, quale organismo decentrato della Direzione del Partito comunista italiano (Pci) per l'Italia occupata, che aveva sede a Milano.

Il primo riferimento ai triumvirati insurrezionali si può individuare nelle "Direttive per lo sciopero insurrezionale e per l'insurrezione popolare" emanate dal partito il 12 giugno 1944. Al 6° punto del documento si legge infatti: «In ogni regione e precisamente in Piemonte, in Liguria, in Lombardia, ed in Emilia, in Toscana, nelle Marche e nel Veneto il partito costituirà un Triumvirato insurrezionale. Esso sarà composto degli elementi più responsabili nel campo politico e militare. Questo organismo sorge per far fronte alla necessità di preparare, coordinare e dirigere nell'azione tutte le forze politiche e militari. Ogni organismo politico e militare continuerà naturalmente ad esistere e ad esercitare la propria, particolare funzione; ma è necessario che gli elementi più responsabili nel campo politico e militare procedano insieme alla preparazione e alla realizzazione del piano insurrezionale. Il triumvirato insurrezionale è responsabile di tutto il lavoro di direzione politica e militare della regione, è responsabile dell'agitazione e della propaganda, della buona utilizzazione delle forze e dei quadri per lo sviluppo del nostro lavoro ed il successo dell'insurrezione. Questo organismo è responsabile e può decidere dello spostamento dei compagni da una località all'altra e del loro passaggio dal lavoro politico a quello militare».

Il Triumvirato rappresentò, dunque, un'organizzazione esclusivamente comunista, distinta sia dal Comitato di liberazione nazionale Emilia-Romagna (Clner), sia dal Comando unico militare Emilia-Romagna (Cumer) del Corpo volontari della libertà (Cvl). Il Clner costituiva, infatti, l'organismo di direzione dell'intero movimento di liberazione, esercitante di fatto funzioni di "governo provvisorio" del territorio emiliano-romangnolo durante l'occupazione tedesca, e nel quale erano rappresentati tutti i partiti antifascisti, mentre il Cumer svolgeva funzioni di guida e coordinamento delle varie formazioni partigiane (anche di quelle d'ispirazione comunista, come le brigate d'assalto Garibaldi) operanti nel territorio regionale, alle dipendenze del Clner. Inoltre, nonostante l'attività dei triumvirati si svolgesse a stretto contatto con quella dei comandi regionali del Cvl, e molto frequentemente la direzione degli uni e degli altri ricadesse sulle stesse persone (Ilio Barontini, noto anche come Dario, fu ad esempio contemporaneamente guida del Cumer, responsabile militare del Triumvirato insurrezionale Emilia Romagna, e comandante delle brigate d'assalto Garibaldi nella regione), essi rappresentavano soggetti formalmente autonomi.

La decisione da parte della Direzione Nord del Pci di costituire i triumvirati insurrezionali va interpretata nel contesto generato dalla liberazione alleata della capitale, avvenuta il 4 giugno 1944. Secondo Pietro Secchia, commissario delle brigate Garibaldi e responsabile dell'organizzazione del Pci nell'Italia occupata, troppo brucianti erano stati «l'insegnamento e la scottatura per la mancata insurrezione di Roma, che indubbiamente rappresentò una sconfitta per le forze democratiche, le cui conseguenze si fecero sentire non soltanto sul piano immediato militare, ma soprattutto in seguito sul piano politico della rinascita italiana».

Per scongiurare il rischio che anche nei territori dell'Italia centro settentrionale si ripetesse l'esperienza di Roma, Pietro Secchia e Luigi Longo, in apparente contrasto con la politica unitaria dettata dalla direzione centrale del partito, e dunque da Palmiro Togliatti, stabilirono la creazione di una struttura autonoma all'interno del movimento di liberazione, formata da nuovi e inediti organismi, con «lo scopo di preparare quotidianamente l'insurrezione e assicurarne il successo anche nel caso in cui gli organismi unitari, nel momento decisivo, non avessero funzionato, o si fossero opposti all'insurrezione». L'atteggiamento "attesista" delle forze conservatrici dentro e fuori il Cln - a detta dei dirigenti comunisti - aveva infatti ridotto all'inerzia le formazioni partigiane costringendole ad assistere inermi all'ingresso degli alleati nella capitale.

Il valore supremo dell'insurrezione generale Secchia lo illustra ancora più ampiamente e in maniera molto chiara in una lettera inviata ad Antonio Cicalini il 14 dicembre 1953: «É sempre più che utile, direi indispensabile [...] insorgere anche soltanto poche ore prima, per il fatto: 1) di riuscire ad avere il potere nelle mani dei patrioti, cioè delle forze nazionali, prima che arrivino le truppe "liberatrici", soprattutto quando queste truppe "liberatrici" sono straniere e non appartengono all'esercito sovietico; 2) perchè durante anche soltanto le poche ore di potere "nazionale" è sempre possibile dare un colpo ai nemici della patria, alla forze reazionarie». La ragione profonda della nascita dei triumvirati insurrezionali secondo Secchia deve dunque essere ricercata nei contrasti esistenti in seno al movimento di liberazione: «É chiaro che se all'interno del Cln o del Cvl vi fosse stata una vera unità e non una "discorde concordia" (l'unità non è mai stata idilliaca, ma sempre intessuta da continui contrasti) non vi sarebbe stato bisogno di creare i Triumvirati insurrezionali di Partito».

Di tutt'altro avviso furono i rappresentanti degli altri partiti antifascisti nel Clner. In particolare, Verenin Grazia, segretario del Comitato ed esponente del Partito socialista, così commentò la costituzione del Triumvirato: «Quella iniziativa ci lasciò perplessi. Ovviamente ogni partito disponeva in tutta l'Emilia-Romagna di una capillare organizzazione politica forte ed efficiente. Carattere militare non poteva assumere il "Triumvirato", poichè ogni iniziativa in proposito era demandata al Comando unico regionale diretto, col pugno di ferro, da Dario e dai suoi collaboratori. Nè poteva interferire presso le brigate partigiane, "Garibaldi" o no, perchè le formazioni non dipendevano dai partiti, ma la loro direzione politica dipendeva invece dai Comitati di liberazione nazionale e quella militare dal Cumer. Veramente quell'iniziativa non sapevamo a che cosa attribuirla».

Sorsero così sette triumvirati insurrezionali nelle regioni a Nord della Linea gotica. In Emilia-Romagna, in particolare, il triumvirato era formato, all'atto della sua costituzione, da:

- Giuseppe Alberganti, dirigente politico e incaricato della guida dell'organismo;
- Ilio Barontini, responsabile delle formazioni garibaldine della regione;
- Renato Giacchetti, delegato all'organizzazione del lavoro di massa e delle attività sindacali, dei comitati di agitazione e dei cln nelle fabbriche e nelle campagne.

Nel settembre 1944 Renato Giacchetti fu sostituito da Giuseppe Dozza, mentre nel mese di febbraio 1945 a Giuseppe Alberganti subentrò Fernando Zarri, segretario della Federazione provinciale bolognese del Pci fin dal giugno precedente. A partire dal mese di ottobre 1944, per le difficoltà insorte nel mantenere i collegamenti tra Bologna e l'intero territorio regionale, venne costituito un "Triumvirato insurrezionale per il Nord Emilia", cui facevano capo le province di Parma, Reggio Emilia e Piacenza.

Durante la guerra di liberazione si tennero due conferenze dei triumvirati insurrezionali, entrambe a Milano, la prima nei giorni 5-7 novembre 1944, la seconda l'11-12 marzo 1945. Nel corso delle riunioni, Longo e Secchia svolsero rispettivamente il rapporto politico e quello organizzativo. In particolare, nel corso del rapporto politico pronunciato nel marzo 1945, Luigi Longo teorizzò esplicitamente la proposta comunista di una "democrazia progressiva" che avrebbe dovuto guidare la ricostruzione su nuove basi di tutto l'apparato politico e amministrativo dello Stato italiano.

Con la conclusione della guerra di liberazione e la conseguente smobilitazione, il triumvirato insurrezionale perse la propria principale ragion d'essere. Le residue competenze in materia di coordinamento politico delle federazioni provinciali emiliano-romagnole furono progressivamente trasferite al nuovo Comitato regionale emiliano, sorto a seguito della Conferenza nazionale d'organizzazione del Pci, tenuta a Firenze tra il 6 e il 10 gennaio 1947. Tuttavia, la Federazione bolognese, con la sua Commissione quadri, seguitò invece, sebbene nelle mutate circostanze storiche e giuridiche, l'opera di epurazione antifascista attraverso la selezione e la preparazione dei funzionari, la valutazione dei programmi e delle domande di ammissione ai corsi dell'Istituto di studi "Anselmo Marabini", la locale scuola di partito, e il controllo sull'attività degli altri partiti politici.