Partito comunista italiano. Federazione provinciale, Siena
1921 - 1991
La Federazione Provinciale del PCI di Siena nasce a Poggibonsi il 30 gennaio 1921, pochi giorni dopo la costituzione del Partito Comunista d'Italia. La sua nascita è subito segnata da un fatto drammatico: il 4 marzo 1921 la Casa del Popolo di Siena è assalita e incendiata dai fascisti con l'appoggio delle forze dell'ordine e tutti i presenti vengono arrestati e bastonati. Il primo segretario della Federazione Provinciale senese è Aurelio Rugi, un falegname di Poggibonsi. Poco dopo, nel settembre del 1921, la sede è trasferita a Colle di Val d'Elsa e un colligiano, il meccanico Guglielmo Dondoli, ne diviene segretario. Le prime sezioni sono costituite dagli operai di Colle di Val d'Elsa e di Poggibonsi, dai minatori di Abbadia S. Salvatore, dagli operai meccanici, edili e dai tipografi e ferrovieri di Siena e dintorni; dai cavatori di marmo, dagli operai edili, dai minatori, boscaioli e braccianti dei Comuni di Sovicille, Monticiano e Chiusdino e dai gruppi di operai edili, bracciantili e artigiani di alcune zone della Val di Chiana. Con il passaggio al Pci della Federazione giovanile socialista le sezioni comuniste oltre che nei centri più importanti sono costituite anche in alcuni piccoli centri, sia capoluoghi di comuni agricoli, come Casole d'Elsa, sia grandi o piccoli frazioni come Abbadia di Montepulciano, S. Lorenzo a Merse o S. Andrea alla periferia di Siena.
La Federazione giovanile comunista ha fra i suoi componenti più attivi Gino Betti, Giovanni Guastalli, Alessandro Fabbrini e Carlo Carlucci. A quest'ultimo, nel giugno 1922, succede come segretario - dopo un congresso che ha luogo nella Fornace di Ginestreto, nei pressi di Siena - Vittorio Bardini, un muratore di diciannove anni, la cui esistenza percorre tutte le tappe della storia del movimento operaio e della lotta antifascista, dall'esilio di Parigi alla guerra civile spagnola, dalla scuola leninista di Mosca al campo di concentramento di Mauthausen.
Dopo il trasferimento a Siena nel 1923, la Federazione comunista vive al suo interno lo scontro sul dogmatismo e sull'organizzativismo della direzione bordighiana e la quindicina di dirigenti che si riunisce nel ristorante "Corbini" in via S. Martino per eleggere il delegato senese al Congresso di Lione è ormai sostanzialmente convinta, con Gramsci, della necessità di costruire un partito che non perda mai il contatto con le masse e che - oltre una funzione pedagogica e propagandistica - abbia una funzione politica, tale da rendere operante in Italia la forma del "governo operaio e contadino" dettata dall'Internazionale.
Il delegato senese, Fosco Marroncini, non giunse mai a Lione; è, infatti, arrestato a Domodossola ed arrestati o inviati al confino sono insieme a lui anche altri antifascisti, come il comunista Carlo Carlucci, l'anarchico Guglielmo Boldrini e il socialista Ugo Minutelli. Nel 1927 è arrestato anche Vittorio Bardini, divenuto l'anno precedente segretario provinciale. Amnistiato nel 1932 e quindi nuovamente arrestato, Bardini riesce ad espatriare clandestinamente in Svizzera, proseguendo così il suo itinerario di combattente antifascista.
Nonostante questa falcidia di quadri dirigenti, il Partito comunista rimane, nel Senese, un punto di riferimento dell'opposizione popolare al regime e quando nel 1944 esplode come partito di massa si pone come continuatore dell'esperienza e della tradizione socialista. Proprio per aver mantenuto una buona rete organizzativa e propagandistica nelle campagne, i comunisti diventano "egemoni nel movimento partigiano" e rivelano nel provincia di Siena le caratteristiche di un partito contadino, spesso contrapposto ad un capoluogo dove prevale una sorta di ideologia "aristocratica" elaborata dai ceti medi.
Un po' dovunque in Toscana, ma soprattutto nel Senese, i comunisti appaiono come "l'unica forza disposta a raccogliere le istanze del mondo mezzadrile". Nel Convegno regionale che la Federterra tiene a Siena nel maggio del 1945 è dichiarata la decadenza del vecchio patto colonico e il Partito comunista appoggia subito una lotta sindacale tesa ai seguenti obiettivi: "riconoscimento delle commissioni di fattoria, partecipazione del mezzadro a parità col proprietario alla conduzione del podere, 'giusta causa' nelle disdette, diritto di prelazione in caso di affitto o vendita, garanzia di un minimo di retribuzione anche negli anni di raccolto scarso, controllo sulla tenuta dei conti e, soprattutto, elevazione al 60% della quota dei prodotti spettante al colono. Viene anche deciso che, nel caso l'agrario rifiutasse di trattare, i mezzadri avrebbero applicato la ripartizione dei prodotti nelle nuove misure".
I caratteri originali di questo mondo rurale e il rapido sviluppo delle lotte mezzadrili rendono assai velocemente il PCI senese una forza di massa, con più di 45.000 iscritti alla fine del 1946 e con una presenza organizzata non solo in ogni comune, ma in ogni fattoria, come il segretario della Federazione Vittorio Bardini nota al V Congresso nazionale del partito. Uno dei più tenaci costruttori del "partito nuovo" - prima in Val d' Elsa, poi in Valdichiana e infine come segretario provinciale dal 1948 al 1961 - è Rineo Cirri, un maestro vetraio di Empoli che successe a Bardini, quando questi viene nominato segretario regionale.
Il 'primato della politica', che il partito nuovo ha come obiettivo, e il diverso rapporto da creare fra democrazia e socialismo rispetto alla più antica tradizione comunista hanno difficili banchi di prova nel periodo dell'inaspettata sconfitta elettorale del Fronte democratico popolare, dell'attentato a Togliatti, del conseguente movimento di protesta popolare - specie sull'Amiata -, della violenta repressione poliziesca e, infine, dei tragici fatti dell'Ungheria e del XX Congresso del PCUS.
Nello stesso tempo il massiccio esodo dalle campagne e la trasformazione economico-sociale della provincia senese, con un rapido sviluppo delle attività terziarie, che permette la formazione di 'un'altra' città, accanto quella dei cittadini, e cioè la città dei contadini inurbati, impongono la semplificazione dell'organizzazione burocratica costruita dal 'partito nuovo' e una diversa tensione verso i ceti medi, con il riconoscimento del "sostanziale fallimento della rivendicazione di una effettiva ed estesa riforma agraria".
Lotta all'imperialismo, coesistenza pacifica, politica del centro-sinistra ed anche alcune critiche su 'errori e ritardi' dei paesi socialisti, sono temi ricorrenti nelle relazioni del segretario Fazio Fabbrini all'VIII e al IX Congresso provinciale (1960 e '62), mentre le trasformazioni dell'ultimo trentennio, vedono impegnati alla segreteria della Federazione Vasco Calonaci (1965-1975), Riccardo Margheriti (1975-1983), Francesco Nerli (1983-1987) e Fabrizio Vigni (1983-1991).
Cfr. G. Catoni, Introduzione in L'Archivio della Federazione Comunista Senese, Sovicille - Siena, ASMOS Arti Grafiche Ticci, 1990.